Teatro

Monica Ruocco, Storia del teatro arabo : dalla nahdah a oggi. Roma, Carocci, 2010, pp.324

 

Presentazione
di Isabella Camera d’Afflitto

Quando uno studente mi chiede di assegnargli la tesi di laurea, cerco sempre di capire cosa potrebbe interessarlo, nella convinzione che se dovesse passare mesi e mesi su un lavoro che non gli piace, il risultato poi non sarebbe dei migliori. Così quando feci questa domanda all’allora giovanissima Monica Ruocco, fui felice di vedere con quanto slancio mi confessava che la sua passione era il teatro, quello mondiale, naturalmente, e che le sarebbe piaciuto saperne di più anche sul teatro arabo contemporaneo, di cui lei e anche tutti noi arabisti sapevamo ben poco. Certo io ricordo che le prime opere tradotte dall’arabo in italiano erano delle pièce teatrali di uno dei più grandi drammaturghi dell’inizio del xx secolo, Tawfīq al-Ḥakīm, e in un’epoca in cui non esistevano opere tradotte in italiano (e neanche nelle altre lingue occidentali), le commedie di questo autore egiziano, considerato il Pirandello arabo, erano le uniche nostre fonti di informazione non solo sulla produzione teatrale araba, ma su quella letteraria in genere.
Oggi le cose sono molto cambiate: romanzi, racconti e raccolte di poesie si possono trovare nelle biblioteche dei dipartimenti di Orientalistica, ma anche nelle librerie di tutta Italia. E questo è sicuramente un gran passo in avanti per meglio conoscere la letteratura dei nostri dirimpettai del Mediterraneo, ma anche degli arabi di zone a noi più lontane. Malgrado un significativo aumento di opere tradotte, il teatro arabo, tuttavia, è ancora un settore alquanto inesplorato e le poche traduzioni di opere teatrali sono per lo più rimaste circoscritte all’esclusivo ambito accademico. Soprattutto non si era mai tracciata una storia letteraria dedicata all’esclusiva produzione teatrale araba in epoca moderna e contemporanea, a parte singoli accenni in capitoli apparsi in opere più generiche della storia della letteratura araba.
Questo libro viene quindi a colmare una grande lacuna sulla nascita del teatro arabo moderno dalla rinascita della nahḍah ai giorni nostri. L’autrice, infatti, ha cercato di organizzare sistematicamente la materia, fornendo con dovizia di particolari le apparizioni delle prime compagnie teatrali nel Medio Oriente ma anche nel Maghreb, parlandoci delle vite di drammaturghi, registi e attori, e successivamente anche di attrici, di tante persone che sono state rapite dalla passione per il teatro e che a questa arte hanno dedicato la vita con dedizione e abnegazione. Per molti di questi pionieri del teatro mediorientale la vita non è stata certo facile dal momento che introducevano elementi nuovi e quasi rivoluzionari in società ancora saldamente ancorate alla tradizione. Pionieristico ed estremamente coraggioso appare quindi il ruolo delle prime donne attrici, che per amore dell’arte sfidarono i loro tempi dominati da forti repressioni sociali e religiose.
Ma la tenacia e la perseveranza di tanti drammaturghi attori e attrici arabi della fine del xviii secolo e l’inizio del xix secolo ha fatto sì che si sia poi sviluppato un teatro moderno e successivamente d’avanguardia, degno del teatro europeo a cui si era inizialmente ispirato. L’autrice si sofferma poi sul “teatro arabo moderno”, nato a partire dalla metà degli anni Sessanta, quando drammaturghi, registi e attori cercano di sovvertire le esperienze artistiche del passato, fino all’elaborazione di un “teatro sperimentale” che si diffonderà abbondantemente nei decenni successivi e che coinvolgerà un po’ tutte le produzioni teatrali del mondo arabo dal Maghreb al Mashreq. Per i drammaturghi arabi sarà quindi sempre più fondamentale instaurare un dialogo tra attori e pubblico, tra scena e platea, scrollando di dosso agli spettatori il tradizionale ruolo passivo, sino a farli intervenire e interagire nelle rappresentazioni stesse, fino a quando platea e palcoscenico diventano un unico spazio.
Particolare rilievo poi è dato a quel grande drammaturgo arabo, Sa‘d Allāh  Wannūs, a cui Monica Ruocco e anche io eravamo molto legate da amicizia oltre che da stima professionale per il suo grande talento. Con le sue opere, Wannūs ha cercato di essere al passo con i tempi, confrontandosi con la realtà socio-politica del mondo arabo in generale e della Siria in particolare, intraprendendo un percorso per teorizzare e realizzare un teatro sperimentale arabo, politicamente impegnato, ma non privo di arte. Sono questi i tempi in cui viene anche operata per la prima volta nel mondo arabo una netta distinzione tra “teatro politico” e “teatro di politicizzazione” (masraḥ al-tasyīs) a cui Monica Ruocco ha dedicato molti dei suoi studi.
Il siriano Sa‘d Allāh Wannūs (1941-1997) come l’apolide-saudita ‘Abd al-Rahmān Munīf (1933-2004) o il palestinese Ǧabrā Ibrāhīm Ǧabrā (1920-1994), scrittori che sono stati grandi protagonisti della cultura araba del xx secolo, saranno ricordati non soltanto per le loro opere che hanno segnato la produzione letteraria araba, ma anche per la loro grandezza umana, e per aver indicato alle generazioni arabe future quale fosse il vero ruolo dell’intellettuale nelle società mediorientali.
È con infinito piacere che presento quindi questo bel libro di Monica Ruocco, che sicuramente arricchirà la nostra conoscenza sulla cultura araba dei nostri tempi.

 

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