Autori

Saggistica

Antologie

Bibliografia


 

 

 



Taha Hussein

Narratore, saggista, traduttore, critico e giornalista, è una delle principali figure intellettuali del XX secolo. È nato in un villaggio del Medio Egitto, dove ha trascorso tutta l’infanzia, caratterizzata da una malattia che lo ha reso cieco fin da quando era bambino, influenzando un temperamento già malinconico e tuttavia tenace e combattivo. Nella capitale egiziana ha frequentato dapprima l’Università islamica di al-Azhar, poi quella statale fondata nel 1908, in cui si è laureato. Proprio in questo ambiente ha incontrato alcuni dei più insigni orientalisti, tra i quali Carlo Alfonso Nallino (fondatore nel 1921 dell’Istituto per l’Oriente di Roma e della rivista “Oriente Moderno”), che nel nascente ateneo della capitale erano stati invitati a tenere dei cicli di lezioni. Da Nallino e dagli altri orientalisti Taha Husein assimilerà il metodo scientifico nell’approccio allo studio letterario. Lo scrittore si è poi trasferito in Francia per proseguire gli studi in diverse università fino a conseguire  un dottorato. Proprio in Francia ha conosciuto la moglie, una figura fondamentale nella sua vita, che egli ricorderà come “la dolce voce”. Al suo rientro in patria, ha intrapreso la carriera accademica,  partecipando attivamente alla vita pubblica del paese. È morto al Cairo nel 1973, lasciando al suo paese una serie di pubblicazioni che ancora oggi rappresentano una parte cospicua e fondamentale del patrimonio culturale egiziano e arabo. La sua opera più famosa da un punto di vista letterario è l’autobiografia I giorni (v.). I suoi lavori si caratterizzano per uno stile elegante e una profonda lucidità intellettuale, frutto del felice incontro culturale tra Oriente e Occidente che all’epoca animava il dibattito intellettuale in Egitto. Taha Husein ha dato alle stampe anche un altro testo autobiografico, Memorie (v.), seguito ideale de I giorni, oltre ad alcuni scritti sulla storia dell’islam e romanzi. Come rileva Rizzitano nell’introduzione alla sua traduzione de I giorni “nel settore della narrativa – pur rimanendo validi i giudizi positivi espressi sulla maggior parte della produzione – il capolavoro rimane sempre il dilettevole al-Ayyàm, quasi che all’artista fosse stato decretato di trovare il suo momento di grazia nella ricerca retrospettiva, nella penombra del ricordo, nel fascino della evocazione, tanto più appassionante quanto più nebulosa” (Dall’introduzione a I giorni, p. 33). Nel romanzo Adìb (Un letterato, 1935), che può essere considerato una sorta di continuazione dell’appena citata opera autobiografica, Taha Husein ripercorre il periodo della sua vita trascorso al Cairo prima della partenza per la Francia. Come altri scrittori a lui contemporanei, anch’egli fu influenzato dal grande poeta della tradizione araba classica Abù ’l-‘Alà al-Ma‘arrì (978-1058), la cui indole pessimista pare accomunarsi allo stesso temperamento dell’autore egiziano, con cui condivide un identico destino, essendo entrambi ciechi fin dall’infanzia. All’antico poeta è infatti dedicata l’opera Ma‘a Abù ’l-‘Alà fì signihi (Con Abù ’l-‘Alà nella sua prigione, 1939), laddove per prigione si intende soprattutto quella del corpo. Il saggio Mustaqbal al-thaqàfa fi Misr (Il futuro della cultura in Egitto, 1938-1943) è considerato uno dei testi più importanti sulla modernità araba. Hadìth al-arba‘à’ (La conversazione del mercoledì), in tre volumi, raccoglie moltissimi saggi, apparsi su numerose testate arabe, incentrati sulla letteratura antica e moderna. In particolare, vi sono articoli pubblicati tra il 1923 e il 1924 sulla rivista «al-Siyàsa», in cui l’autore, fra l’altro, invitava a ridimensionare alcuni classici arabi secondo lui sopravvalutati. Nel 1927 diede alle stampe il famoso trattato Fì al-shi‘r al-giàhilì (Sulla poesia preislamica) - a cui seguì Fì al-adab al-giàhili (Sulla letteratura preislamica, 1952) - in cui lo scrittore esortava gli studiosi ad avvicinarsi alla letteratura araba e alla storia antica senza timori reverenziali o i condizionamenti del passato. Per queste affermazioni rivoluzionarie Taha Husein fu attaccato dagli ambienti tradizionalisti.

Opere in italiano:

I giorni. [I e II parte]. Traduzione di U. Rizzitano, Roma, Istituto per l'Oriente, 1965, pp. 270.
Titolo originale: al-Ayyàm (I parte, 1929, II parte 1939, III parte, nel 1967 a Beirut e nel 1972 al Cairo).
A questa prima traduzione, apparsa nel 1965, ne è seguita una seconda che, però, contiene soltanto la sezione iniziale dell’opera: 
Il libro dei giorni. [I parte]. Traduzione di L. Orelli, Milano, Zanzibar, 1994, pp. 159.

È la celebrata autobiografia, in due parti, dell’intellettuale egiziano in cui egli ripercorre la propria vita dall’infanzia agli anni di studio presso l’Università islamica di al-Azhar, fino al periodo di studio trascorso all’Università laica del Cairo. Molti sono gli episodi indimenticabili in questo libro e che lasciano al lettore la vivida immagine di alcuni personaggi che hanno caratterizzato la vita dell’autore. Memorabile, ad esempio, è la figura di Sayyedna, il maestro del kuttàb, la scuola coranica frequentata da Taha Husein nel villaggio natale,  anch’egli non vedente, che aveva il compito di insegnare a tanti piccoli alunni il Corano perché potessero recitarlo a memoria e far così felici i genitori. Grazie a pagine davvero belle e profonde, il lettore arriva a penetrare nell’animo di Taha Husein e, insieme, nello spirito di una città così particolare quale è il Cairo. L’autore riesce con estrema chiarezza, onestà e acume a offrire un quadro autentico e disincantato dell’Egitto dell’epoca, in cui da una parte si percepiva il bisogno sempre più impellente di una maggiore apertura al nuovo, ma dall’altro questa esigenza era fortemente osteggiata da chi voleva rimanere ancorato al passato. Al di là delle implicazioni socio-culturali di cui questo testo è pieno, non va tuttavia trascurata la sua pregnanza artistica da un punto di vista letterario e artistico. 

Brani tratti da I giorni in antologie:

Ricordi d’infanzia, in Narratori egiziani (a cura di F. Gabrieli), Milano, Garzanti, 1941, pp. 227-237.

La strada e la casa e Solitudine del ragazzo cieco (trad. di V. Vacca), in Antologia della letteratura araba (F. Gabrieli, e V. Vacca, Milano, Edizioni Accademia, 1976), pp. 323-329 e Le più belle pagine della letteratura araba (a cura di F. Gabrieli e V. Vacca), Milano, Nuova Accademia Editrice, 1976.

Memorie
Traduzione di U. Rizzitano e Introduzione di A. Pellitteri, Mazara del Vallo, Liceo Ginnasio Gian Giacomo Adria, 1985, pp. 143.
Titolo originale: al-Mudhakkiràt.

Opera autobiografica pubblicata a puntate sulla rivista egiziana «Àkhir sa‘a» nel 1955. È la terza parte de I giorni in cui l’autore ripercorre gli avvenimenti della sua vita nel periodo compreso tra il 1908 fino al 1922. Sebbene probabilmente meno agevole nella lettura rispetto alle due autobiografie precedenti, è un volume fondamentale per comprendere ancora più a fondo la personalità dell’intellettuale egiziano. Infatti, il testo fornisce numerosissime informazioni sull’esperienza francese dello scrittore, attraverso le quali è possibile capire appieno la sua strenua volontà di apprendere e di emergere, in un mondo in cui i meno fortunati sono spesso emarginati. Taha Husein racconta altresì l’incontro con la futura moglie, una donna molto comprensiva e dall’indole estremamente dolce. Una sezione del libro è dedicata comunque alla sua vita trascorsa al Cairo, prima e dopo la parentesi europea, nelle cui pagine l’autore presenta alcune tra le figure più rappresentative della vita culturale e politica della sua epoca, tra cui Ahmad Lutfì al-Sayyid e ‘Abd al-‘Azìz al-Giawìsh, suoi mentori, e, ancora, Mayy Ziyàda, la prima “dolce voce” ad averlo colpito nell’intimo.

 

Inizio pagina