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Sonallah Ibrahim

Nato al Cairo, dove tuttora vive, ha studiato legge e poi teatro all'università e, nel ' 56, ha iniziato a lavorare come giornalista. Arrestato nel ‘59 perché membro di un'organizzazione marxista, esce dal carcere nel '65, tornando all’attività di giornalista. Nel 1966 pubblica Quell'odore (v.), un romanzo che ha suscitato enorme scalpore per la crudezza del linguaggio e, soprattutto, per la denuncia politica che contiene. Da allora Sonallah Ibrahim si afferma come lo scrittore politicamente più impegnato e linguisticamente più innovativo della “Generazione degli Anni Sessanta”.  Lavorerà ancora come giornalista in Egitto, poi a Beirut e a Berlino Est fino al '71, quando va a studiare cinema a Mosca.  Tornato al Cairo nel '74, si dedica esclusivamente alla letteratura.  Le esperienze acquisite nel giornalismo e nella cinematografia si riflettono in tutte le sue opere. Una delle più recenti e famose è intitolata Amrikànlì (2003), letteralmente “americanizzato”, ma che in realtà è un sottile gioco linguistico dato dall’accostamento di parole arabe il cui significato è “una volta ero padrone di me stesso”. Noto anche per la traduzione di diverse opere dall'inglese, l’autore ha finora dato alle stampe numerosi romanzi e racconti, nonché libri per bambini, ottenendo molti riconoscimenti importanti, tra cui il «Premio Ibn Rushd per la Libertà di Pensiero» dell'Istituto Goethe di Berlino, nel 2004.

Opere in italiano:

La commissione
Traduzione e Postfazione di P. Viviani, Roma, Jouvence, 2003, pp. 136. (Il romanzo è stato pubblicato dall’editore De Martinis & C., Catania, 1993, traduzione di D. Mascitelli. pp. 190).
Titolo originale: al-Lagna (1981).

Questo romanzo ripercorre l'esperienza che l’autore ha vissuto quando era sotto inchiesta da parte delle autorità egiziane. È la storia di un personaggio senza nome, un comune cittadino, sottoposto all’indagine di una commissione formata da stranieri che inquisisce individui vagamente “sospettati” di reati mai commessi.  Il protagonista egiziano vive quelle sedute di interrogatorio come una sorta di esame da cui non può esimersi. L’io narrante descrive in toni ora realistici ora ironici la situazione assurda che vive e le prove umilianti cui è sottoposto. È forse il primo romanzo arabo che parla del ruolo delle multinazionali nella regione e che denuncia il dilagare di abusi e corruzione nella società egiziana scaturito dalle politiche economiche adottate da Anwar al-Sadat negli anni '70.

Quell’odore
Traduzione e Postfazione di T. Di Perna, Catania, De Martinis & C., 1994, pp. 109.
Titolo originale: Tilka al-rà’iha (1966 e 1986).

Questo romanzo d'ispirazione autobiografica è stato pubblicato al Cairo in tre edizioni censurate prima di apparire in versione integrale.  Il protagonista è un giovane scrittore che, dopo un lungo periodo di detenzione politica, è appena uscito dal carcere, ma sottoposto al regime di libertà vigilata.  Soltanto durante il giorno può girare per il Cairo, dove incontra sia persone nuove che vecchi amici e parenti, avvertendo, tuttavia, la lontananza rispetto a un mondo e a una società diversi da quelli in cui era cresciuto.  L'alienazione del presente si confonde con i ricordi del passato, mentre l’io narrante registra dettagliatamente tutto quello che ha fatto e fa, ha subito e subisce, ha sentito e sente dentro di sé.  Il romanzo parla anche di masturbazione, di rapporti sessuali e perfino di eventi fisiologici banali come il peto, pretesto questo per cui la censura egiziana lo ha potuto bollare come un'opera “volgare”.
 
Warda
Traduzione e Postfazione di P. Zanelli, Nuoro, Ilisso, 2005, pp. 449.
Titolo originale: Warda (2000).

Durante un viaggio di piacere in Oman, nell'autunno del 1992, uno scrittore egiziano chiede notizie di un'amica omanita, Warda, conosciuta al Cairo alla fine degli anni '50 e che, da allora, non aveva più visto. Dopo qualche giorno, un personaggio misterioso gli consegna il diario di Warda, figura ormai mitica e quasi leggendaria. Nei suoi quaderni la giovane donna racconta le fasi della guerriglia che è iniziata nel Dhofar nel 1965 e in cui sta combattendo: parla della rivoluzione, di anti-imperialismo e di femminismo, di scuole e di ospedali, di amicizie e di amori.  Man mano che legge gli appunti, nel protagonista cresce la speranza di ritrovare Warda nella regione montuosa nel sud dell'Oman. In questo romanzo storico, Sonallah Ibrahim riprende il tema del viaggio, già sviluppato in altre opere, e ci regala alcune delle pagine più belle che abbia mai scritto. 

Per scaricare la postfazione di Patrizia Zanelli clicca qui.

Racconto apparso in antologia: 

Arsenio Lupin (trad. di I. Camera d’Afflitto), in Narratori arabi del Novecento (a cura di I. Camera d’Afflitto), 2 voll., Milano, Bompiani, 1994, pp. 457-465.

 

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