Hudud! Un viaggio nel cinema maghrebino

Leonardo De Franceschi, l’autore di questo saggio, intraprende un singolare viaggio nella produzione cinematografica di Marocco, Tunisia e Algeria, fornendo una panoramica generale della filmografia maghrebina a cui è sottesa la sensazione, percepita dall’autore e veicolata allo spettatore, dell’esistenza di hudud (da cui trae il titolo il testo), ovvero quelle barriere, fisiche ma molto spesso ideologiche, che delineano e definiscono luoghi e rapporti sociali.
Stabilita la centralità della medina (città) e della dar (casa) nell’immaginario spaziale del cinema maghrebino, il testo risulta suddiviso in tre sezioni, nella prima delle quali vengono tratteggiate le tappe storiche del cinema maghrebino, delineando le influenze dovute al contesto arabo-islamico, come pure i tratti distintivi del cinema coloniale, volto spesso a ricalcare desueti stereotipi a puro scopo propagandistico e demolitore verso le popolazioni assoggettate, demarcando, in maniera netta, gli spazi contrapposti tra coloni e colonizzati. Il saggio mette poi in luce una generale caratteristica del cinema maghrebino post-coloniale: la volontà di costruire un’identità culturale senza rimuovere la memoria storica nazionale. De Franceschi sottolinea i problemi che hanno rallentato lo sviluppo del cinema, quali la registrata diminuzione delle presenze nelle sale algerine per la mancata sicurezza nelle strade in seguito agli attentati terroristici, o le lotte dei cineasti condotte in nome delle salvaguardia della cultura berbera.
Nella seconda parte del testo De Franceschi si serve di un nutrito corpus filmografico per evidenziare, all’interno delle sceneggiature maghrebine, la centralità della casa, del quartiere e della città con le rispettive connotazioni fisiche e simboliche che in esse prendono vita.
Puntando sulla veridicità di esempi pratici attinti dal cinema maghrebino contemporaneo, nella terza parte del testo vengono presi in esame nove film, raggruppati secondo quattro serie di  tematiche, in modo da sottolinearne comunanze e differenze. Pur constatando un generale rilancio della filmografia maghrebina negli ultimi 10 anni, De Franceschi è tuttavia attento a sottolineare come questo sia avvenuto grazie a sovvenzioni statali che creano un indissolubile legame tra il potere e l’arte. In questo modo, l’ultima “barriera” che il cinema maghrebino si vede costretta ad affrontare, è rappresentata dal doversi sottoporre, pur di esistere, a continui vagli di commissioni statali che rievocano, ancora una volta, il problema della libertà di espressione.

 

Ada Barbaro

 

Inizio pagina