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Muhammad Husayn Haykal

Nasce da una famiglia latifondista a Kafra Ghannām, nella zona del Delta del Nilo.  Si laurea in legge al Cairo e ottiene il dottorato alla Sorbona di Parigi, dove inizia a scrivere il romanzo Zeinab. Tornato in Egitto, collabora con giornali e riviste, e, contemporaneamente, esercita la professione di avvocato.  Nel 1914 pubblica Zeinab, firmandolo però con uno pseudonimo e intitolandolo Manàzir wa akhlàq rìfiyya (Scene e costumi agresti), per mascherarne il contenuto. Il romanzo era, infatti, visto allora dagli arabi come un prodotto di second'ordine rispetto alla poesia, da sempre oggetto di ammirazione. Nel 1921, l'autore inizia la carriera politica e dal 1938 occuperà alte cariche istituzionali. In quel periodo scrive un libro sulla vita del Profeta Muhammad, in cui cerca di conciliare idee liberali e insegnamenti islamici; e, in seguito, dà alle stampe altre biografie di famosi personaggi storici. Dopo la rivoluzione degli “Ufficiali Liberi”, nel 1952, lascia la politica a causa della legge emanata dal governo militare che abolisce i partiti, dedicandosi da quel momento esclusivamente alla letteratura. Nel '54, pubblica Hakadhà khuliqat (Così fu creata), romanzo che ha per protagonista una donna emancipata, e in cui l’autore rifiuta l’imitazione pedissequa dell’Occidente, mostrando di preferire, per la società egiziana,  un cambiamento graduale, frutto di un processo riformistico, lento ma inesorabile, piuttosto che un’imposizione improvvisa e violenta. Negli ultimi giorni di vita, scrive le proprie memorie politiche.  

Zeinab
Traduzione di U. Rizzitano, Roma, IT.L.O, 1944, pp. 295. 
Titolo originale: Zaynab (1914).

È comunemente considerato il primo vero romanzo del mondo arabo, benché fossero già apparse nell’area opere che si potrebbero far rientrare in questo genere letterario. Hamid, un giovane colto e benestante, non riesce a sposare la ragazza amata, perché i genitori la costringono ad accettare la proposta di matrimonio di un altro uomo. Il protagonista ripiega quindi su Zeinab, una semplice contadina, che, però, non riesce a capire il giovane istruito e non ricambia il suo affetto. Nemmeno Zeinab potrà sposare l’uomo di cui è innamorata, Ibrahim, il capo dei braccianti, sotto la cui sorveglianza lavora nei campi, poiché questi, troppo povero, non può pagarle la dote. La famiglia costringerà la ragazza a sposare un uomo che non ama, ma a cui sarà fedele fino alla fine, quando, ammalatasi di tubercolosi, morirà prematuramente. In quest’opera l'autore accosta la forte condanna delle rigide tradizioni che opprimono la società, soprattutto le donne, a un'amorevole descrizione della campagna egiziana.  Nel testo arabo, il dialetto è usato sporadicamente per i dialoghi che coinvolgono i personaggi di umile estrazione: all'epoca in cui fu scritto si trattava di un'innovazione linguistica assai dibattuta tra i letterati. 

Brani del romanzo apparsi in antologia: 

Amori e nozze campestri e La morte di Zainab, in Narratori egiziani (a cura di F. Gabrieli), Milano, Garzanti, 1941, pp. 29-56.

 

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