Saggi sulla letteratura egiziana

Elisabetta Benigni

Il carcere come spazio letterario. Ricognizioni sul genere dell’ adab al-suğūn nell’Egitto tra Nasser e Sadat

"La Sapienza Orientale - Ricerche", Roma, 2009, pp. 267

Lo studio prende in esame un eterogeneo corpus di testi – diari, autobiografie, epistolari, romanzi, racconti – di scrittori e attivisti egiziani che vissero l'esperienza della detenzione fra il 1952 e il 1981, in un trentennio di fondamentale importanza nella storia politica del Paese. Sullo sfondo di quest'epoca, caratterizzata da un'aspra repressione delle voci all'opposizione, la letteratura dal carcere testimonia la coesistenza, all'interno dei campi detentivi, di pensatori e scrittori di differenti matrici ideologiche e culturali, offrendo il ritratto di un mondo intellettuale composito, in cui si affiancano le voci di autori-detenuti islamisti, comunisti, liberali e di intellettuali femministe. Tali opere, nella loro varietà di scelte e di stili, riflettono, ciascuna a proprio modo, le contraddizioni, i fallimenti e le aspirazioni deluse proprie di una scrittura filtrata dall'esperienza del campo detentivo; uno spazio in cui la vicenda intima e personale della reclusione diventa specchio di una sconfitta più ampia, che coinvolge l'intera società civile. Il carcere, fulcro di questo lavoro, si pone così come topos in un senso doppio del termine: quale luogo vissuto e realisticamente rappresentato e, allo stesso tempo, stereotipo letterario che diventa emblema di un'epoca e di una condizione esistenziale.

Elisabetta Benigni

 

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